8 marzo, sempre più giornaliste minacciate in Italia
Sempre più giornaliste minacciate in Italia, 105 casi nel 2021, il 27 per cento del totale. Fra i giornalisti, le donne sono molto spesso bersaglio di intimidazioni, minacce, ritorsione e frequentemente in questi attacchi c’è una componente sessista.
Dei 384 operatori dell’informazione colpiti da minacce e intimidazioni nel 2021 in Italia, 105 sono donne. L’Osservatorio non governativo Ossigeno per l’informazione pubblica questi dati, aggiornando quelli diffusi a dicembre 2021, in occasione della Giornata internazionale della donna, per riflettere sugli abusi che subiscono le operatrici dell’informazione. Questa cifra annuale, 105, è la più alta registrata fino ad oggi dal 2006, anno in cui Ossigeno ha inaugurato il monitoraggio degli attacchi ai giornalisti. Curva crescente rispetto agli anni più recenti: nel 2021 le operatrici dell’informazione minacciate rappresentavano il 26 per cento, nel 2020 il 22, nel 2019 il 23, nel 2018 il 21.
Ossigeno ha potuto effettuare una verifica attenta e dettagliata di 33 casi di questi 105. Dall’analisi risulta che sono le cosiddette querele temerarie a colpire le donne che fanno informazione. Il ricorso all’abuso di denunce e azioni legali risulta, infatti, per il 2021 la tipologia di minaccia più frequente (pari al 55 per cento): nel 2020 si era registrato un netto calo, pari al 6 per cento, invece nel 2019 si attestava al 33. Le aggressioni fisiche e verbali (pari al 18 per cento) sono la seconda tipologia di minaccia più diffusa, ma sono diminuite rispetto all’anno precedente (nel 2021 erano il 26 per cento, nel 2019 invece rappresentavano solo il 10). Gli avvertimenti (insulti, minacce di morte, telefonate minatorie), che nel 2020 erano pari al 48 per cento (nel 2019 il 45), calano al 15 per cento; l’ostacolato accesso all’informazione conta pochi casi e si attesta al 12 per cento.
La regione in cui si registra il numero maggiore di operatrici dell’informazione minacciate è il Lazio (33 per cento), in tendenza con il dato nazionale complessivo. Seguono con eguale incidenza Puglia, Sicilia e Lombardia (12 per cento). Invece le regioni in cui si registra la più alta pressione intimidatoria (intesa come percentuale di minacciati sulla popolazione giornalistica locale) sono la Sicilia e la Calabria.
Anche per questo l'Ordine dei giornalisti Sicilia prosegue - sempre, e non soltanto l'8 marzo - con l'attività di supporto alle colleghe e il monitoraggio e la segnalazione di fenomeni lesivi della dignità professionale dei giornalisti.