Bartoli, «servizio pubblico radiotelevisivo pilastro del pluralismo»

Bartoli, «servizio pubblico radiotelevisivo pilastro del pluralismo»

“L’industria editoriale in Italia è stata bombardata al napalm a causa dell’esproprio di gran parte delle risorse pubblicitarie dai grandi player planetari: questo ha ucciso migliaia di testate nel paese. Non guardiamo solo a Corriere, alla Rai o a Mediaset, perché c’erano centinaia di emittenti tv e radio, periodici e quotidiani che hanno chiuso i battenti o sono ridotti a caricatura di se stessi. Questo in attesa che il Parlamento si svegli, se ne accorga”. È la premessa che il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli fa al suo intervento nel panel del 6 novembre dedicato alla libertà di informazione nell’ambito degli Stati generali sul servizio pubblico svoltisi al Senato.

L’irrompere delle piattaforme e degli Ott ha reso ancora più importante il contributo all’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Se “trent’anni fa la Rai era importante – afferma Bartoli – oggi è essenziale, è un pilastro ineliminabile. L’unico che può garantire un minimo di pluralismo”. In particolare per quanto riguarda l’informazione su base locale. “Quello che oggi manca è la capacità di raccontare i territori, e va detto che, se togliamo loro la capacità di raccontarsi, gli togliamo l’ossigeno. Il servizio pubblico – spiega Bartoli – è fondamentale nella misura in cui saprà mantenere le sue radici territoriali”. 

La prospettiva del servizio pubblica radiotelevisivo, ha aggiunto il presidente nazionale dell’Ordine, va inquadrata nella necessità di rivedere la normativa di sistema, dalla stampa ai giornalisti, su cui nulla si muove. D’altra parte, invece, “assistiamo ad una continua pressione legislativa sull’informazione professionale, pensiamo alla presunzione di innocenza che viene applicata per chiudere le fonti ai giornalisti e a tante altre misure correlate. Ho l’impressione che si stia perdendo, da parte della politica, la percezione della fase in cui ci troviamo: non si accorgono dell’invasione dei barbari, che non pagano le tasse, non versano contributi previdenziali, drenano le risorse pubblicitarie prosciugando il bacino per l’informazione. Il problema non sono gli Ott in quanto tali, ma le enormi dimensioni globali che hanno raggiunto. Vale per tutto il sistema dell’informazione e vale per la RAI.”

Al panel  hanno preso parte Stefania Battistini, inviata Tg1;  Giovanni Melogli, European Center for Press and Media Freedom, coordinatore Voices festival Italia;   Paolo Borrometi, condirettore AGI; Valerio Nicolosi,  free lance; Andrea Caretta, pres. CdA Osservatorio di Pavia; Alessandra Costante, segretaria generale FNSI. Ha moderato Giorgio Zanchini.