Giornalismo e mediaverso nel libro di Mantineo e Villino
Il giornalismo sta cambiando pelle e oggi parlare di visori, di realtà aumentata, di ologrammi, di immersive journalism vuol dire declinare al presente qualcosa che solo un paio di anni fa poteva apparire come qualcosa da venire tra chissà quanto tempo. Ma le redazioni sono già attrezzate per governare un processo ormai in atto che sta portando sempre di più l’algoritmo al desk?
Tematiche di strettissima attualità, al centro del libro realizzato dai giornalisti Aldo Mantineo e Giovanni Villino, Ai confini del mediaverso (Apalos, pp.122).
Prima di rispondere occorre prendere consapevolezza del fatto che chi professionalmente produce contenuti di informazione è passato dall’operare lui (anche nell’era digitale) la selezione delle notizie da porre al centro del dibattito a un ruolo di comprimario, una rotella di un più complesso ingranaggio che fa circolare le notizie che, specie con l’avvento dei social, vede (potenzialmente) milioni di utenti pronti a mettere in rete testi, foto e video che a loro volta vengono ripresi e rilanciati e condivisi.