Mario Francese 43 anni dopo, l'esempio che resta nella memoria
I tasti che battono sulla macchina da scrivere e una promessa: «bugie non scriverò con queste mani». Perché «chi vive per davvero muore una volta soltanto ma resta in eterno». Sono le parole di una canzone - dal titolo CasaNostra - degli ennesi Isteresi, dedicata a Mario Francese che rende merito al senso del dovere del cronista del Giornale di Sicilia ucciso 43 anni fa. Parole che oggi, nel giorno in cui Mario Francese viene ricordato, il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti Sicilia vuole condividere e rilanciare.
Mario Francese individuò, tra i primi, l’evoluzione organizzativa della mafia, che affondava le sue radici anche negli appalti pubblici. La mafia corleonese, quella di Totò Riina, ne decretò la morte la sera del 26 gennaio 1979, per mano di Leoluca Bagarella.
I suoi articoli scuotevano le coscienze e suscitavano scalpore. «Un pericolo per la mafia emergente - si legge nella sentenza della Corte d'Appello del 2002 - proprio perché capace di svelarne il suo programma criminale, in un tempo ben lontano da quello in cui è stato successivamente possibile, grazie ai collaboratori di giustizia, conoscere la struttura e le regole di Cosa nostra». Un esempio che resta nella memoria dei giornalisti siciliani e di chi a Mario ha voluto bene.